Rocco Buttiglione su Opus Dei e riservatezza
Intervista al professor Rocco Buttiglione
“Fondamentale in San Josè Maria Escrivà de Balaguer il concetto di laicità”: lo dichiara in questa intervista che ci ha concesso il filosofo prof. Rocco Buttiglione, profondo conoscitore del santo di Barbastro, fondatore dell’Opus Dei. Il 26 giugno la Chiesa farà memoria del santo spagnolo.
Professor Buttiglione, lei è cattolico e grande esperto di temi ecclesiali. Che idea si è fatto di San Josè Maria e dell’Opus Dei?
“Mai come in questo caso è corretto associare le due cose, il santo e la Opera del santo, meglio ancora creata su ispirazione angelica. Io ho molti amici nell’ Opus Dei, qualcuno è vi è anche uscito e direi che generalmente conservo ottima impressione, gente equilibrata, seria, preparata, con grande senso dell’humor, non fanatici, non penseresti minimamente che sia un simpatizzante dell’Opus, proprio per quell’ elemento naturale è che è la semplicità che contraddistingue l’Opera. In poche parole nessuna etichetta o schema fisso, massima libertà di condotta e pensiero. Vero, ho conosciuto qualche esagerato integralista, ma sono eccezioni. I migliori ricordi vanno a Joaquin Navarro Valls, direttore della Sala Stampa Vaticana, persona di fiducia di Giovanni Paolo II, medico psichiatra al Campus e soprattutto fine umorista. A volte ho persino la sensazione che inventasse o prendesse in giro quando mi disse che da giovane aveva fatto il torero. Poi penso alla cara Paola Binetti, popolare oggi in America Latina”.
Un postulato del santo e della Opera è la laicità…
“Verissimo e non esiste parte ecclesiale maggiormente rispettosa di questo concetto, visto che la fede va vissuta non solo nelle sacrestie, ma tra la gente, nel mondo del lavoro, in famiglia, dappertutto. Il tutto è frutto del rapporto fede-ragione assolutamente indispensabile. La logica che ispira il santo fondatore e la stessa Opus Dei è questa: non è vero perché lo dice il Papa, ma lo dice il Papa perché è vero. Ossia, nessun atteggiamento di conoscenza a priori, ma radicamento nella razionalità, nella conoscenza, nella valutazione e in sintesi dare alla ragione il giusto valore assieme alla fede. La laicità, certamente non è laicismo, opposizione preordinata e irragionevole, alla Chiesa e alla fede. Ma si fonda su quella che gli americani chiamano la prova del budino: mangiarlo prima per accertarsi che è buono, semplice, non possiamo dire senza valutazione previa che è gradevole o no. Non si può capire il valore delle cose senza esaminarle e valutarle con ragione unita alla fede”.
Santificazione del lavoro…
“Non è una idolatria del lavoro, si capisce. Ma è una vocazione, ciascuno nel suo lavoro, dal più umile al più complesso, deve metterci amore e competenza, senza improvvisare, ma con impegno e professionalità, e non poltrire. La vita è un’appassionante parentesi quaggiù e va affrontata con entusiasmo, gioia, ma anche senso del lavoro quotidiano, un lavoro che diventa preghiera e dedizione per gli altri. In questo modo santifico me e santifico gli altri attraverso il lavoro. Del resto San Benedetto diceva ora et labora. Lavoro e preghiera, siamo sullo stesso livello concettuale”.
Riservatezza …
“Bisogna mettere da parte i soliti vecchi e insensati luoghi comuni ricordando che, l’Opus non promette niente, favori, ricchezze, certezza, ma solo una educazione cristiana e una formazione religiosa. Basta. In quanto alla riservatezza ciascuno ha il diritto a non dire tutto. La riservatezza fa parte della nostra sfera ed è inviolabile. Anche ad un amico io ho il diritto a non dire ogni fatto personale, non tutti hanno diritto a sapere tutto. Faccio un esempio biblico. I Re Magi, alla domanda di Erode, malevola, non risposero, non dissero dove erano andati e la strada, ma tornarono da altra parte, perché sapevano le sue intenzioni cattive. Non è reticenza, ma talvolta giustificata prudenza, tutta cristiana”.
a cura di Bruno Volpe, 07/06/25, Informazionecattolica.it)
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