Altri ambiti di libertà

San JosemaríaA) La ricerca. – Senza pretendere di esaurire l’argomento, ricordiamo l’attenzione che il fondatore ha prestato alla libertà nel campo della ricerca scientifica. Nel discorso pronunziato nell’ottobre 1967 in occasione del conferimento della laurea honoris causa dell’Università di Navarra a un gruppo di studiosi – tra i quali il prof. Jean Roche, rettore della Sorbona -, mons. Escrivà ricordava il ruolo dell’università: servire gli uomini ed essere fermento nella società. ” Essa deve cercare la verità in tutti i campi; dalla teologia, scienza della fede che è chiamata a considerare verità sempre attuali, alle altre scienze dello spirito e della natura”.

L’uomo dì scienza cristiano deve impegnarsi audacemente nei sentieri ardui della ricerca, senza esitare dinanzi allo sforzo e con piena libertà di spirito. Questo comportamento non è sempre comodo. Durante una cerimonia analoga, organizzata nel 1974 in onore del prof. Jérome Lejeune e di mons. Hengsbach, il fondatore affermava che “la necessaria obiettività scientifica si oppone diametralmente a ogni tipo di mentalità ideologica, dì ambiguità, di conformismo e di viltà: l’amore per la verità impegna la vita e l’intero lavoro dello scienziato”, che deve implorare l’aiuto divino, consapevole che la scoperta di una nuova verità è frutto della benevolenza di Dio per gli uomini.
Se sono veramente scientifiche, queste ricerche conducono necessariamente a Dio.

Il fondatore, pertanto, non auspicava affatto che la teologia invadesse il campo delle altre scienze; condannava, piuttosto, ogni pretesa di indebolire l’autonomia di queste. Era la logica conseguenza del suo amore per la libertà personale, del suo rispetto per la dignità della persona, e quindi per la legittima competenza di chi esercita la propria peculiare professione onestamente, cioè al servizio della verità.

Mons. Escrivà difendeva “la libertà personale che hanno i laici per prendere, alla luce dei principi enunciati dal Magistero della Chiesa, le decisioni concrete teoriche o pratiche che ciascuno reputi in coscienza più opportune e più confacenti alle proprie convinzioni e inclinazioni: per esempio, per quanto riguarda le correnti artistiche e culturali o i problemi concreti della loro vita professionale e sociale, ecc.”.

B) Le scienze sacre. – Nel campo peculiare della teologia, i membri dell’Opus Dei possono contribuire con piena libertà, per mezzo delle loro ricerche, all’apostolato della dottrina; possono arricchire di nuove conoscenze il tesoro di sapienza che la teologia porta con sé e proporre soluzioni ai problemi nuovi.

Essi accettano anticipatamente di sottomettersi al superiore giudizio della Chiesa e di rimanere nell’ambito della sua dottrina. Essi hanno la stessa identica libertà che è concessa agli altri cattolici, di formarsi proprie opinioni in filosofia, teologia, Sacra Scrittura, diritto canonico, ecc. Possono avere dei discepoli, ma non creeranno scuole alle quali gli altri membri dell’Opus Dei siano tenuti ad aderire: la creatività e la scelta di ciascuno sono libere.

Mons. Escrivà faceva anche notare che lo spirito e la mentalità pienamente secolari dell’Opus Dei conferiscono ai suoi membri una particolare propensione a cercare la verità nella libertà. La libertà, poi, unita alla carità, spinge a desiderare e a difendere la libertà personale di tutti.
Queste considerazioni sulla libertà sarebbero incomplete senza un’ultima puntualizzazione.

Se gli si chiedeva in che cosa consistesse la “liberazione” tanto reclamizzata in tutto il mondo, il fondatore rispondeva senza esitazione: “Liberarsi dal peccato. Liberarsi dalle catene delle cattive passioni. Liberarsi dai vizi. Liberarsi dalle cattive compagnie. Liberarsi dall’indifferenza. Liberarsi dalla sporcizia dell’anima e del corpo!”. E per completare il quadro della libertà dei figli di Dio, lui, che aveva suscitato tante opere di promozione sociale, aggiungeva: “È cosa stupenda volersi liberare dal dolore, dalla povertà, dalla miseria; ma non è la liberazione. La liberazione è il contrario. La liberazione è… sopportare con gioia il dolore, sopportare con gioia l’infermità, sopportare con un sorriso un accesso soffocante di tosse!”.

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