"Mi ha insegnato a dire di no"

Citta' del Vaticano - Per il Ct azzurro, Giovanni Trapattoni, Escrivà è «un santo che aiuta e guida nel mondo competitivo del calcio»; all' editore Leonardo Mondadori, Escrivà ha insegnato a dire «no» e a fare rinunce; secondo Ombretta Fumagalli Carulli, esponente della Margherita, il fondatore dell'Opus Dei ha proposto un' immagine giusta della dimensione femminile.

Il portavoce vaticano, Joaquin Navarro Valls, sottolinea come , «nella visione della santità cristiana di Escrivà, nessuno possa e debba sentirsi escluso». Il nuovo santo piace ai Vip e ai personaggi famosi: «Mi ha insegnato a dire di no - ha spiegato Mondadori - Quando vado a un pranzo e vedo una bella signora le vorrei fare la corte e invece rinuncio. E' una piccola croce. Ma è anche così bello portare le croci, aiuta a capire a sentirsi, attraverso questo, più vicini al Padre».

«L' Opus Dei - ha osservato la Fumagalli Carulli - ha insegnato alle donne a vivere la loro femminilità fino in fondo, senza farne una competizione con l'uomo. Credo che questo messaggio, negli anni della contestazione, fosse giudicato sbagliato. Invece oggi si rivela giusto». E per lo scrittore cattolico Vittorio Messori, che, una diecina di anni fa, aveva condotto un'inchiesta sulla Prelatura, «L' Opera è una realtà di popolo, tutte le realtà sociali vi sono rappresentate. Nell' Europa occidentale può succedere che ci sia una prevalenza di uomini d'affari, di media e alta borghesia. Il santo diceva che il pesce si prende dalla testa, consigliava ai suoi fedeli di cominciare l'apostolato dalle classi alte. L'evangelizzazione comincia dalla testa, ma evangelizzata la testa si arriva alla coda».

Escrivà come Tommaso Moro, due canonizzazioni nel segno della «santità dell' uomo comune», secondo l' ex presidente della Repubblica e senatore a vita Francesco Cossiga, il quale, però, ricorda le «sottili calunnie» nei confronti dell' Opus Dei.

«La canonizzazione di Escrivà è, se così si può dire, la canonizzazione della “santità dell' uomo comune” e si ricollega - ha detto Cossiga - alla canonizzazione che di un uomo comune, e cioè di un uomo che diventò santo e martire nell' esercizio della sua vocazione terrena, fu fatta tanti anni fa: San Thomas Moore».