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Data: 24 novembre 1986
Autore: Vari
Fonte: Gazzetta Ufficiale
Editore: -

Risposta dell'on. Vernola

NICOLA VERNOLA - Intervengo brevemente in questo dibattito per esprimere la mia soddisfazione, oltre a quella dei colleghi La Russa e Caccia che in questo momento rappresento, per la risposta del signor ministro dell'interno.

Questa mia dichiarazione di soddisfazione non è quella formale degli interpellanti, specie se di maggioranza, quando a rispondere è un membro del Governo di cui si è sostenitori. Questa volta si tratta di una soddisfazione convinta e piena: mi attendevo infatti, conoscendo le capacità del ministro dell'interno, una risposta completa ed esauriente, ma questa di oggi, di cui ha avuto l'amabilità di trasmettere una copia, direi quasi che è un trattato sul tema dell'Opus Dei.

Forse difficilmente si trovano risposte ad interpellanze così complete, ricche e documentate come quella che lei ci ha fornito. Mi auguro che questo serva a porre definitivamente fine ad una questione che mi ha turbato.

Dico subito che sono stato turbato innanzi tutto come cittadino e come cattolico, leggendo sulla stampa una campagna che io nella mia interpellanza, solo per stile, ho definito poco civile ma che era sicuramente denigratoria e tesa a screditare l'Opus Dei. Non discuto sulla libertà di stampa, però ci deve essere pure un qualche fatto all'origine di una certa posizione che la stampa, nella sua libertà, assume quando decide di intervenire per segnalare qualcosa che non va.

Ha ragione l'onorevole Bassanini quando difende tale libertà di stampa. Però prima di presentare l'interpellanza mi sono chiesto che cosa abbia scatenato questa campagna: vi è stato un qualche fatto, un qualche intervento della magistratura, un qualche incidente paragonabile, sia pure lontanamente, ad altri episodi che hanno animato, direi la pubblicistica di questi ultimi mesi ed anni? Nulla!

Stranamente, organi di stampa, tutti orientati in un certo modo, hanno orchestrato questa campagna. Non si capisce perché. Forse se ne possono comprendere le finalità. Mi è parso che si tornasse ad un'epoca ormai superata, ad uno steccato che vedesse da una parte i clericali e dall'altra gli anticlericali. Ahimé, se nel nostro paese, che con la Costituzione ha sancito la libertà che lei, signor ministro, ha avuto l'amabilità di ricordarci, si tornasse ad un clima ormai superato nel tempo e che non è sicuramente decoroso per un paese civile e democratico come il nostro!

Per questo, ho sentito amarezza come cittadino e come cattolico. L'ho sentita, poi, come parlamentare quando ho constatato che la campagna di stampa trovava eco qui in Parlamento attraverso la presentazione di alcune interpellanze di colleghi, pur rispettabili, che già ho avuto modo di conoscere approfonditamente negli anni passati. Mi sono chiesto se fosse giusto sollecitare nell'aula di Montecitorio questo dibattito, quando esso ineriva a cose che potevano essere accertate con estrema semplicità.

Dico subito che non appartengo, né sono mai stato appartenente all'Opus Dei, ma non ho motivo di nascondere che sono un simpatizzante, che guardo con molta attenzione alle attività civili, sociali e culturali che l'Opus Dei svolge nelle maggiori città di Italia. Conosco le opere in Roma, nella mia città di Bari ed in altre; conosco gli appartenenti all'Opus Dei, i suoi soci (anzi, eslcudiamo questa parola giacché non si tratta di associazione, ma di un organo istituzionale della Chiesa cattolica); non ho mai riscontrato tentativi di riservatezza e men che mai di segretezza, anzi, la massima apertura, la massima lealtà nel dichiarare e proclamare la loro appartenenza all'Opus Dei.

Bastava procurarsi, con una semplice telefonata alla sede centrale dell'Opus Dei di Roma, o a quella di Milano, o a quella delle altre maggiori città, i tanti volumi che sono stati stampati per documentarsi su questa materia; bastava procurarsi l'ultimo pregevole lavoro del professor Gaetano Locasto, titolare di diritto canonico all'università La Sapienza di Roma, estratto dalla rivista "Il diritto ecclesiastico", fascicolo 4, del 1985, per trovare la risposta ai tanti dubbi che - lo comprendo - per ragioni tattiche sono stati confermati dai colleghi Petruccioli e Bassanini in questa sede.

Non comprendo allora i dubbi, la campagna di stampa, le interpellanze e le interrogazioni presentate. Quindi, nessunasegretezza: non vi sono scopi occulti, se non quelli, nobili, della formazione della coscienza del cristianesimo nella vita quotidiana e nell'impegno professionale; vi è la necessità e la volontà di intervenire a sostegno di opere sociali; vi è, quindi, una natura giuridica che è alla luce del sole.

Bene ha fatto il ministro a richiamare gli articoli 2, 3, 7 (che sarebbe violato se il Governo assumesse posizioni diverse) e 19 della Costituzione, ma direi che dovrebbe essere richiamata la Costituzione nel suo complesso che, specie nella parte generale e nella prima parte, esalta la libertà di associazione e di religione, che verrebbero invece calpestate se trovassero ingresso il dubbio, il sospetto, oltre alla richiesta di indagini, che non si comprende per quale motivo è ancora oggi avanzata da qualcuno.

Ho sentito riecheggiare qualche strana tesi negli interventi di alcuni interpellanti, nel tentativo di salvarsi da una maldestra iniziativa di sindacato ispettivo: si è sostenuto che la conferma del divieto di segretezza significa quasi avere una sorta di coda di paglia. Come ha rilevato il collega Casini, questa norma è presente in quasi tutti gli statuti e gli atti di approvazione per la costituzione delle congregazioni della Chiesa cattolica; ma comunque, quand'anche fosse uno specifico dell'Opus Dei, sarebbe davvero assurdo da una norma positiva ricavare argomentazioni in negativo.

Altrettanto assurda giudico la maliziosa distinzione che il collega Petruccioli ha voluto fare tra la posizione del cristiano nell'attività religiosa, da una parte, e nell'attività civile e sociale, dall'altra. Se si è cristiani, lo si è sempre: non solo in chiesa, ma anche nell'esercizio dei propri doveri sociali e civili, nell'esercizio della propria attività professionale. Guai se dovessimo immaginare una distinzione tra i diritti-doveri del cristiano e i doveri del funzionario pubblico, e comunque del cittadino.

Questo, sì, mi farebbe venire in mente certe persecuzioni, che noi condanniamo, e che vedono i comunisti in alcuni paesi messi al bando della vita sociale dello Stato e dell'attività pubblica; questo, sì, mi farebbe venire in mente la posizione di certi cristiani, che in altra parte del mondo vengono emarginati perché sospettati di non essere fedeli allo Stato.

Per fortuna qui, in uno Stato democratico, non è ipotizzabile una diversità di posizioni di questo genere: vi è perfetta coincidenza fra i doveri del cristiano e i doveri del buon cittadino, sia esso funzionario pubblico o autonomo lavoratore.

Sicché io credo davvero che non vi siano motivi di alcun genere per continuare ad alimentare dubbi, come qualcuno ancora questa sera ha fatto.
Si è detto: può essere una facciata. Certo, ma questo è possibile per tutte le organizzazioni e allora mi deve spiegare il collega Bassanini per quale motivo questo dubbio gli sorga esclusivamente per l'Opus Dei, non gli sorga ad esempio per la Lega ambiente, per l'Italia nostra, per il WWF, per un qualunque circolo culturale.

Se, come diceva il collega Casini, vogliamo andare alla caccia delle streghe, dunque vi possono essere facciate dietro alle quali si nasconda chissà che cosa, qualche segreto intento! Ma deve esserci una qualche ragione per alimentare i dubbi, mentre - come dicevo all'inizio del mio intervento - in questo caso non vi è nulla, se non il tentativo di qualche pubblicista - forse in malafede - di gettare discredito su una organizzazione di cui invece credo possiamo essere tutti, cattolici e non cattolici, orgogliosi.

Si è voluto persino ironizzare oggi su una frase detta da mons. Lantini, responsabile della Prelatura per l'Italia, il quale ha richiamato Aldo Moro: io, pur essendo stati per molti decenni allievo e ammiratore di Aldo Moro (anche per una questione di vicinanza geografica e per essere stato suo allievo fin dall'epoca dell'università, e cioé prima ancora della mia attività politica), difficilmente richiamo Aldo Moro, né so se appartenesse o meno all'Opus Dei. Posso però testimoniare in coscienza che egli era - come lo sono io, oggi, nella mia modesta posizione - ammiratore dell'Opus Dei, tanto da immaginare anche proposte per la beatificazione del suo fondatore.

Questo dico in coscienza, pronto a giurarlo di fronte a chiunque!
Credo dunque che non sia stato inopportuno il richiamo di mons. Lantini, anche se io l'ho qui voluto ricordare solo perché un collega ha voluto parlarne questa sera.

Questi sono, signor ministro, i motivi della soddisfazione mia personale e degli altri colleghi firmatari dell'interpellanza: mi auguro che la sua ricca e documentata risposta ponga fine ad un periodo increscioso della nostra vita, che ha voluto minare le basi della libertà di associazione e di religione, che ha voluto incrinare la fiducia che invece dobbiamo avere nei confronti della organizzazione istituzionale della Chiesa cattolica in cui noi crediamo (Applausi al centro).

 

 

 

Josemaría Escrivá