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Data: 11/05/2006
Autore: B. Cervellera
Fonte: AsiaNews
Editore: -

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Ambasciatore Tou: ecco perché sono divenuto cattolico

La spinta morale del confucianesimo non era sufficiente a portare gioia; la meditazione buddista non vinceva la solitudine: nel cristianesimo ha scoperto il colloquio con Dio e l’esemplare vita di tante persone. Per questo, Chou Seng Tou, ambasciatore della Repubblica di Cina (Taiwan) presso la Santa Sede, il 17 aprile di quest’anno si è fatto battezzare. Da quel giorno Chou Seng Tou si definisce “una persona nuova”. Ora vorrebbe lavorare per la libertà religiosa in Cina. “La differenza fra Taiwan e Cina sulla libertà religiosa – spiega - è forte. A Taiwan c’è chiara distinzione fra Stato e Chiesa. Ho avvertito i miei superiori che ero divenuto cristiano solo dopo il mio battesimo: l’essere battezzato è una mia decisione personale. Se io fossi stato ambasciatore della Cina popolare, e fossi divenuto cristiano, mi richiamerebbero subito a Pechino e magari mi metterebbero in prigione!”.

L’On. Tou è stato battezzato dal prelato dell’Opus Dei, mons. Javier Echevarria Rodriguez, nella sua parrocchia di sant’Eugenio. Erano presenti mons. Giovanni Lajolo, “ministro degli esteri” e altre personalità della Santa Sede e del mondo diplomatico a Roma.

D - Quali sono i passi attraverso cui lei è giunto alla fede cattolica?

R - In passato ho sempre avuto legami con il mondo cristiano, soprattutto protestante. Quando ero alla scuola media, andavo spesso a una chiesa protestante, e facevo perfino parte del coro. E ricordo che a 15 anni ho frequentato un campo estivo con loro. Alla fine, mi ricordo che uno dei responsabili ha domandato che chi era stato “toccato” dalla vacanza facesse un passo avanti. Il mio compagno di giochi mi ha spinto, ma io non ero stato “toccato” per nulla e quella vacanza non mi aveva reso più felice, o più in pace.

Nel 1962 mi sono sposato in una chiesa cattolica perché mia moglie è cattolica. Talvolta ho accompagnato mia moglie a messa, ma più per cortesia che per fede. Ora però capisco che tutto è dentro il disegno di Dio, anche il mio essere stato nominato ambasciatore della Repubblica di Cina presso la Santa Sede. Stare a Roma mi ha spinto a conoscere di più la Chiesa cattolica; ma anche prima, subito dopo la nomina, ho fatto lunghe visite a comunità e istituzioni della Chiesa cattolica in Taiwan, girando tutte le diocesi. Ovunque andavo rimanevo colpito ed emozionato per quello che vedevo, per lo stile, il lavoro, la dedizione di preti e di suore.

D - Quale esperienza l’ha toccata di più?

R - Mi ricordo di un ospedale retto dalle suore. Era un ospedale per anziani. Questi pazienti non potevano nemmeno muoversi e avevano bisogno di qualcuno per spostarsi, anche per i loro bisogni primari. Sono entrato nelle camerate e sono rimasto stupito nel vedere la pulizia, nessuna puzza, le persone pacificate, senza tristezza, accudite con un amore profondo. Una suora di 90 anni, aveva fatto un dolce per me e me lo aveva regalato. Mentre facevamo la visita, si è offerta lei di portare il pacchetto perché “troppo pesante”: una cortesia così squisita, in una persona così anziana!

Poi vi è la testimonianza di amore di mia moglie, che è la cattolica che “incontro” tutti i giorni. Tutto questo mi ha aperto gli occhi su cosa può donare la pace, la tranquillità, la gioia. Finalmente ho capito che questa pace la dà lo Spirito Santo che vive in noi.

Un altro elemento che mi ha colpito sono i santi. La Chiesa cattolica ha tanti santi, tanti modi di vivere la fede, che sono altrettanti modelli per noi. La cultura cinese, Confucio, non riesce a produrre modelli. Confucio chiede alle persone di essere “santi”, dà norme morali, ma non offre nessun modello realizzato. Invece nella Chiesa abbiamo tanti esempi da seguire.

Un elemento ulteriore è l’amicizia con qualche diplomatico cattolico. Tutte le volte che incontravo l’ambasciatore delle Filippine, la signora Leonida Vera, mi diceva: “Chou, io voglio essere la sua madrina di battesimo”. Infine, ho incontrato, per caso un padre francese dell’Opus Dei. Lui mi ha aiutato a studiare il catechismo e a comprendere gli elementi base della fede cattolica.

D - A proposito di Opus Dei: qualcuno sospetta vi sia un’alleanza fra Taiwan ed Opus Dei celebrata con il suo battesimo!

R - L’incontro con l’Opus Dei è totalmente casuale. Qualcuno può pensare che vi sia dietro chissà quale progetto di conquista della Cina popolare, ma non è così. Anzitutto, S. Eugenio, la parrocchia dell’Opus Dei dove sono stato battezzato, è proprio la mia parrocchia, quella del mio quartiere. E ho preferito farmi battezzare là come un comune fedele. In Vaticano mi avevano proposto di farmi battezzare dal papa, ma io ho rifiutato questo onore: non volevo che il mio battesimo diventasse un caso diplomatico! Al battesimo celebrato il lunedì di pasqua, erano presenti i miei due figli, mia moglie e tanti amici. Mio figlio mi aveva detto: “Papà, finalmente sei dei nostri!”. Questa mattina ho incontrato il papa e gli ho detto che ero stato battezzato a Pasqua. Lui si ricordava: prima della cerimonia, per le mani del card. Sodano, avevo ricevuto un suo messaggio di auguri.

D - Cosa c’è nella fede cristiana che trova assente nella cultura cinese, tanto da convertirsi e farsi battezzare?

R - Prima io non avevo nessuna religione; seguivo certo i canoni confuciana, come tantissimi cinesi. Posso definirmi un discepolo di Confucio divenuto cristiano. Ho studiato molto Confucio per essere gentiluomo, moralmente retto, rispettoso degli altri… Anche lui – come nel Vangelo – dice: “non fare agli altri quello che non vorresti fosse fatto a te”. C’è molta sintonia fra il confucianesimo e il cristianesimo. Se la Cina desse libertà al cristianesimo, molti cinesi si convertirebbero.

Ma nel Cristianesimo c’è qualcosa di unico. Nella preghiera, ad esempio, hai un rapporto personale, di vicinanza con Gesù, con Dio. Nella cultura cinese c’è il silenzio, la meditazione, ma essa è piuttosto un rapporto con se stessi, non con Dio. Attraverso la preghiera, l’aiuto dei santi, della Madonna, si può realizzare i nostri desideri di santità. È finita la solitudine morale dell’uomo.

D - Dopo la sua conversione, com’è il suo rapporto con la Cina?

R - Il nome con cui sono stato battezzato è Cristoforo, il pellegrino che porta sulle spalle Gesù bambino. Il mio desiderio è portare Gesù al mondo cinese e anche alla Cina popolare e a Taiwan.

Ogni giorno prego: Signore aiutami a vedere cosa devo fare per compiere il significato del mio nome.

Una cosa che vorrei è lavorare per la libertà di religione in Cina. La Repubblica popolare cinese ha una paura folle delle religioni e della Chiesa cattolica in particolare. Eppure la Chiesa cattolica a Taiwan, a Hong Kong, a Macao, a Singapore fa delle cose davvero meravigliose, apprezzate dalla società. La Chiesa esalta i valori spirituali che sostengono anche la costruzione sociale. Se incontrassi i leader di Pechino direi loro: Non abbiate più paura. Se alla Chiesa si dà più libertà, nella società ci sarà più amore, più pace, più riconciliazione.

La differenza fra Taiwan e Cina sulla libertà religiosa è forte. A Taiwan c’è chiara distinzione fra Stato e Chiesa. Ho avvertito i miei superiori che ero divenuto cristiano solo dopo il mio battesimo: l’essere battezzato è una mia decisione personale. Se io fossi stato ambasciatore della Cina popolare, e fossi divenuto cristiano, mi richiamerebbero subito a Pechino e magari mi metterebbero in prigione!

Anche voi missionari, a Taiwan siete i benvenuti. Non come in Cina, dove per andare, dovete firmare un foglio in cui accettare di non fare alcuna evangelizzazione nel Paese!

 

 

 

Josemaría Escrivá