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Data: 07/10/2002
Autore: Stefano Lenza
Fonte: L'Unione Sarda
Editore: -

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Una folla per il santo dell'Opus Dei

Roma - (...) Record assoluto di folla tra i 465 santi proclamati da Papa Wojtyla. Qualcosa di simile si era vista solo il 16 giugno scorso per Padre Pio. Tantissimi, troppi, e molti dovranno accontentarsi di seguire la cerimonia da un dei nove maxischermi della Televisione Vaticana.

Alle 10,24 Giovanni Paolo secondo pronuncia la frase aspettata per 27 anni, dal 1975 quando un attacco cardiaco stroncò il fondatore dell’Opus Dei: «Dichiariamo e definiamo santo il beato Josemaria Escrivà de Balaguier e lo iscriviamo nell’Albo dei Santi e stabiliamo che in tutta la Chiesa egli sia devotamente onorato fra i Santi».

Le parole del Santo Padre chiudono con il sigillo dell’infallibilità le polemiche, i giudizi contrastanti sulla missione fondata nel 1928 da Escrivà e oggi “Prelatura personale”, un mondo a parte nelle strutture delle gerarchie ecclesiastiche, una diocesi unica guidata da monsignor Javier Echevarria cui i fedeli rispondono direttamente. «Non mancano incomprensioni e difficoltà per chi è impegnato a servire con fedeltà il Vangelo», ricorda il Papa nell’omelia.

Tremano le mani di Giovanni Paolo II e palpitano i cuori degli opusinos, molti occhi luccicano e lacrime bagnano volti intimamente commossi. Un applauso, lungo, intenso risuona dopo che il Papa pronuncia la formula della canonizzazione. È l’unica concessione all’entusiasmo di una folla composta, silenziosa, ordinata. Perfino i più piccoli sembra sappiano come comportarsi: non urlano, non piangono. Insomma, non disturbano. Tre bimbi biondissimi stanno su un plaid steso sotto il colonnato. Ciascuno con i suoi fogli e le matite colorate, disegnano campanili, cupole. Accanto a loro, la mamma ascolta le parole del Papa seduta su un minuscolo seggiolino pieghevole: «Arriviamo dalla Francia, da Nancy».

Un’eccezione perché la gran parte viene dalla Spagna e dai paesi legati alla penisola iberica: Argentina, Messico, Brasile. Un ragazzo con due piercing al sopracciglio destro e una signora in sobrio ed elegante completo bianco si scambiano i binocoli per riuscire a cogliere qualche immagine ravvicinata. «Madrileni, turisti», dice lui. «No, pellegrini - lo corregge immediatamente la madre -. Non dell’Opus ma cattolici. Siamo qui per vedere Giovani Paolo II».

Spagnoli ma non solo. Seppur a ranghi ridotti, ci sono pellegrini di tutto il mondo. «Ho aderito all’Opus Dei a 23 anni per conoscere la fede e farne una pratica di vita», racconta Boc Legaspi, uomo d’affari filippino arrivato con un gruppo di cinquantatré. Il viaggio è costato 1300 dollari, ma la spesa non dev’essere stata un problema, almeno a giudicare dall’abito che indossa e dai gioielli della sua signora.

Conformi allo stile dell’Opera, dove prevalgono gli ereditieri sui diseredati, gli uomini d’affari sui disoccupati. Ricchi sì ma egoisti no, se è vero che in tutti i continenti l’Opus Dei aiuta i più poveri, assicura la formazione di tantissimi giovani. Forse per questo Escrivà esortava i suoi a cominciare l’apostolato dalle classi alte. E i vip non mancano certo in piazza San Pietro, attorno al sagrato colorato da 40 mila rose, sacerdoti in bianco, cardinali in rosso e vescovi in viola.

Tra le quattordici delegazioni governative, la più numerosa è quella italiana: sette ministri e parecchi sottosegretari guidati dal vice premier Gianfranco Fini, oltre al presidente della Camera Pierferdinando Casini. Tra i big dell’opposizione spicca il presidente dei Ds Massimo D’Alema. Walter Veltroni è qui nel ruolo istituzionale di sindaco della Capitale.

La macchina organizzativa poggia su un apparato efficientissimo. Un rilevante contributo lo danno gli Escrivà boys i 1850 giovani volontari, gli angeli custodi dei pellegrini, pronti a farsi in quattro per risolvere ogni problema, per superare qualsiasi imprevisto. Li riconosci dai gilet blu listati di verde. Stanchi ma felici. «Ho passato la notte a Ciampino ad accogliere i gruppi», racconta Mauro, siciliano di Paternò, studente all’Elis di Roma, un college dell’Opus Dei.

«Per essere ammessi - spiega - dobbiamo superare una selezione, poi possiamo frequentare i corsi residenziali grazie alle borse di studio offerte dagli sponsor. Noi versiamo un piccolo contributo, circa duemila euro l’anno. Abbiamo tutto, ci stirano perfino le camicie». I ragazzi blu-verde fanno la loro parte. Ad occuparsi della sicurezza c’è però un’armata di poliziotti, carabinieri e soldati. Controlli accurati e sempre più rigidi man mano che ci si avvicina all’altare. Tantissimi gli agenti in borghese confusi tra la folla. L’operazione sicurezza è iniziata alle due di notte con una minuziosa ispezione della piazza e di tutta la zona, tombini compresi.

Il sole è tosto e non tutti reggono. Qualcuno accusa un malessere e viene subito soccorso. «Abbiamo effettuato 48 interventi e quattro ricoveri. Niente di grave tranne un dolore toracico che lasciava sospettare un infarto», spiega Giancarlo Mosiello, medico del 118. «Abbiamo allestito - racconta - sei tende sanitarie, una di riposo per i cosiddetti “codici bianchi”, cioè i piccoli disturbi. Inoltre disponiamo di 15 ambulanze, due moto-mediche con attrezzature per la terapia intensiva, un pulmino per il trasporto dei disabili e 35 barellieri».

A mezzogiorno la cerimonia finisce e gli “opusinos” vanno via ordinatamente. Ma stamattina alle 10 saranno di nuovo a San Pietro per la messa di ringraziamento.

 

 

 

Josemaría Escrivá