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Data: 05/10/2002
Autore: A. Paglilunga
Fonte: Il Giornale di Brescia
Editore: -

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Balaguer, il sorriso quotidiano

Il Papa proclama santo domani il sacerdote spagnolo Josemaria Escrivá de Balaguer, nato a Barbastro (2 gennaio 1902) in prossimità dei Pirenei, in Aragona, e deceduto a Roma il 26 giugno del 1975. È il fondatore dell’«Opus Dei», grande realtà nella Chiesa odierna, oggetto in un recente passato di discussioni e critiche, ora sopite.

L’«Opus» conta 80mila membri in 55 nazioni e 2000 sacerdoti. Giovanni Paolo II l’ha riconosciuta come «prelatura personale»: ciò vuol dire che il suo «prelato», ora monsignor Xavier Etchevarria, ha giurisdizione sull’ampia comunità internazionale come su una diocesi sovrannazionale. Le 250mila o 300mila persone previste per il rito di canonizzazione in piazza San Pietro stanno a significare, con la loro presenza, che l’Opus è radicato nella comunità ecclesiale mondiale.

Solo Padre Pio ha avuto tanta gente. Padre Pio, un santo popolare taumaturgo; Josemaria Escrivá de Balaguer non è un taumaturgo, ma per quarantotto casi di guarigione si ha una ineccepibile documentazione medica che avalla il fatto miracoloso. Da questo «dossier» è stato scelto il miracolo che porta il sacerdote alla suprema glorificazione: la perfetta guarigione di un medico spagnolo, Manuel Nevado Rey, che aveva avuto le mani devastate dall’uso senza precauzioni del radio per curare i malati.

Sarà presente in piazza San Pietro. La biografia di Escrivá de Balaguer non presenta come quella di Padre Pio fatti eccezionali: niente stimmate, niente apparizioni, niente prodigiose manifestazioni. È il secondo di sei fratelli, l’infanzia e la gioventù trascorrono nella normalità e nel clima gioioso di una famiglia cristiana. Poi, la vocazione, il seminario, il sacerdozio, le fughe da un luogo all’altro durante la persecuzione anticattolica nei tempi della Guerra civile spagnola.

Il suo apostolato preferenziale è per i poveri e gli umili, ma ben presto si rende conto che ogni iniziativa buona nella società non è efficace se non è basata sulla coerenza con il Vangelo. Matura in lui l’idea di un movimento, di un’opera ecclesiale nella quale uomini e donne possano mettere basi solide di vita cristiana diffondendole, poi, nelle famiglie, negli ambienti di lavoro, nelle università, dovunque.

E nasce nel 1928 l’Opus Dei. Il fondatore viaggia in Europa e negli altri continenti, fino ad approdare per farla conoscere, a Roma. Così la descrisse nella sua essenza, in un articolo su un giornale veneto nel 1958 monsignor Albino Luciani, futuro Giovanni Paolo I: «Escrivá de Balaguer, con il Vangelo, ha detto continuamente: Cristo non vuole da noi solo un po’ di bontà, ma tanta bontà. Vuole però che la raggiungiamo non attraverso azioni straordinarie, bensì con azioni comuni: è il modo di eseguire le azioni che deve essere comune. Là, nel bel mezzo della strada, in ufficio, in fabbrica ci si fa santi a patto che si svolga il proprio dovere con competenza, per amor di Dio e lietamente in modo che il lavoro quotidiano diventi non il tragico quotidiano, ma quasi il "sorriso quotidiano"».

A proposito di questo «sorriso» quanti hanno conosciuto il Balaguer sono concordi nel dire che si presentava sempre con il sorriso, basato su un ottimismo non di maniera ma ancorato alla fede, alla fiducia in Dio ed era pronto alla «battuta». Nelle pubblicazioni dell’Opus Dei la missione della organizzazione è così definita: «Promuovere tra i fedeli cristiani di tutte le organizzazioni condizioni di vita pienamente cristiana coerente con la fede in mezzo al mondo, contribuendo così alla evangelizzazione di tutti gli ambienti della società. In altre parole, si tratta di diffondere il messaggio che tutti i battezzati sono chiamati a cercare la santità, a far conoscere il Vangelo nel proprio stato professionale e condizione di vita».

Il volume «Cammino» col quale Balaguer indica le strade e le prospettive dell’Opus è stato uno dei best seller nell’editoria mondiale con traduzioni in 53 lingue. Basate sui principi enunciati dal fondatore, sono nate le università, gli ospedali, le parrocchie che l’Opus gestisce in ogni parte del mondo, nelle grandi metropoli e nelle terre di missione.

Quanti partecipano alla «canonizzazione» sono stati invitati a fare un donativo in denaro perché si possa attuare il programma «Harambee 2002» per portare avanti progetti educativi e sociali in nazioni africane. Nella sua storia di oltre settant’anni, l’Opus è stata al centro di polemiche, anche in alcune diocesi cattoliche si denunciavano per la troppa indipendenza rispetto alla giurisdizione del vescovo locale; in sede politica, nel Parlamento italiano si denunciò il fatto che l’Opus appariva come una «società segreta» e ci fu chi criticò duramente che uomini dell’Opus Dei fossero entrati a far parte del Governo di Francisco Franco.

L’Opus ha sempre dato risposte alle accuse. Oggi in un suo sito di Internet si legge, nelle «note informative», che «l’Opus Dei non è una società segreta, non ha un proprio indirizzo politico e non dà indicazioni in questo campo, non gestisce proprie attività economiche, ma si occupa di promuovere tra i fedeli cristiani di tutte le condizioni una vita pienamente coerente con la fede in mezzo al mondo, contribuendo così alla evangelizzazione di tutti gli ambienti della società».

 

 

 

Josemaría Escrivá